venerdì 27 aprile 2018

In questo nunero una riflessione, ma anche una difesa, seria la prima e decisa la seconda, sul valore della scuola e l’importanza della funzione docente a cui riconoscere rispetto e autorevolezza.

C’è un argomento ricorrente nella visione politica della Gilda, sempre ribadito e approfondito nel suo giornale: il valore della scuola come istituzione fondamentale per la Repubblica e di conseguenza l’importanza della funzione docente a cui riconoscere rispetto e autorevolezza.
 
Anche in questo numero ci occuperemo dell’ argomento. Siamo obbligati ad occuparcene. I continui e serrati attacchi, ora soprattutto fisici, ai docenti da parte di studenti e genitori che sembrano aumentare di giorno in giorno, impongono una riflessione, ma anche una difesa, seria la prima e decisa la seconda.
 
Diciamo subito che le aggressioni fisiche non riguardano solo i docenti ma sembrano caratterizzare una vita pubblica aggressiva e violenta, che non sa ragionare e che ha delegato alla sopraffazione altrui il discorso civile. In questi ultimi tempi, soprattutto medici e insegnanti sono vittime di aggressioni brutali: accusati i primi di responsabilità in caso di morte di propri congiunti, come se la morte non fosse un incidente possibile (fatti salvi i casi di incuria professionale, naturalmente); i secondi, di palese e inaccettabile ingiustizia verso certi studenti valutati negativamente o a cui si è chiesto, semplicemente, di eseguire una verifica. Guarda caso, cura della salute pubblica e istruzione pubblica sono due diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino. Non possiamo qui inoltrarci in una disamina sui perché di questo atteggiamento del popolo, possiamo, però - e vogliamo - biasimare con forza e determinazione una deriva che disconosce il valore delle Istituzioni pubbliche, come la scuola e delle funzioni fondamentali per l’ uguaglianza, come la sanità pubblica e l’ istruzione. Attaccare scuola e sanità significa distruggere quei pilastri della democrazia che ancora reggono: dopo la loro distruzione, quei diritti fondamentali saranno persi e diventeranno privilegi per chi potrà economicamente permetterselo.
 
Abbiamo letto con piacere gli interventi sui giornali di un magistrato italiano, già giudice della Corte europea dei diritti dell´uomo come Vladimiro Zagrebelsky e di uno psicanalista come Massimo Recalcati.
 
[...] Il rispetto per l’insegnante è indispensabile. Esso si fonda sulla sua capacità professionale, fatta di conoscenza della materia che insegna e di aggiornati metodi didattici, ma anche sull’autorevolezza che discende dalla consapevolezza del ruolo non paritario, che distingue chi insegna da chi deve imparare. Non è irrilevante nell’avvilimento della funzione, ma è anzi segno di mancanza di apprezzamento, il penoso trattamento economico degli insegnanti di tutti i livelli. Vladimiro Zagrebelsky, Rispettare i prof aiuta a costruire un Paese migliore, (La Stampa, 8 aprile 2018).
 
Le aggressioni oscene delle quali gli insegnanti sono sempre più spesso vittime, da parte dei loro alunni e delle famiglie che ne sostengono in modo arrogante le ragioni, lasciano senza parole e non dovrebbero essere sottovalutate. Si tratta di un vero e proprio oltraggio che colpisce al cuore la nostra vita collettiva.
Se c’è un luogo che andrebbe custodito e difeso con tutta l’attenzione necessaria da ogni forma di prevaricazione, è il luogo della scuola. Massimo Recalcati, La solitaria resistenza dei professori (La Repubblica, 8 aprile 2018).
 
Per difendere la scuola e la sua funzione, presentiamo diversi articoli: alcuni dedicati a queste aggressioni con informazioni e valutazioni politiche (Ester Trevisan e Gianluigi Dotti ) e uno, da leggere con cura, poiché informa sui doveri di chi deve tutelare l’incolumità dei docenti (Di Meglio). Altri orientati a smontare l’idea che la scuola sia una comunità educante in cui tutti i soggetti (!) operano in maniera paritetica – come asseriscono alcuni articoli del nuovo contratto di lavoro dei docenti (Fabrizio Reberschegg). Un’ intervista con il professor Massimo Villone, emerito di Diritto costituzionale, nell’ ambito delle nostre celebrazioni dei Settant’anni della Costituzione, il quale puntualizza come debba essere la scuola lo strumento dell’uguaglianza , attraverso la trasmissione della conoscenza (Ester Trevisan). La narrazione della scuola (Adolfo Scotto Di Luzio) che ripercorre l’ immaginario collettivo sulla scuola creato da libri e film, in Italia. Un appello per salvare la scuola pubblica (Giovanni Carosotti), che ha ottenuto un successo inaspettato e foriero di speranze e che si può ancora firmare.
 
Continuano le analisi del nuovo Contratto di lavoro (che i delegati della Gilda hanno deciso che si firmi, pur con molte riserve - Il punto di Rino Di Meglio), sulle differenze di trattamento tra precari e personale di ruolo (Antonio Antonazzo).
 
Diversi sguardi sul mondo: Trump che propone di armare i docenti a scuola (Morini) e un curioso, ma non azzardoso, esperimento di recupero della matematica Maya in Messico (Alberto Dainese). Molto altro ancora sulla scuola: i compiti a casa (Casati) e l’ ascesa delle ragazze nel rendimento scolastico (Fabrizio Tonello). Diverse recensioni, come quella di Pasquini, la Storia della scuola e Trieste, città piena di  fascino, elegante ed estrema.